Dopo oltre due decenni di innovazione gastronomica, il leggendario Noma ha chiuso ufficialmente le sue porte nel dicembre 2024. Tuttavia, il suo creatore, René Redzepi, non si è fermato: nel 2025, il nome Noma continua a esistere, trasformandosi in un laboratorio sperimentale che ridefinisce il futuro della cucina d’avanguardia.
Noma 3.0: non un ristorante, ma un centro di innovazione
Il nuovo Noma 3.0 non è più un ristorante con prenotazioni aperte al pubblico, ma un centro di ricerca culinaria focalizzato sulla fermentazione avanzata, sulla sostenibilità e sulle nuove frontiere della gastronomia globale. Situato a Copenaghen, il laboratorio lavora a stretto contatto con scienziati, chef e produttori locali per sviluppare ingredienti inediti e nuove tecniche di conservazione e trasformazione del cibo.
Esperienze culinarie esclusive e pop-up internazionali
Anche se la sede storica non ospita più un ristorante quotidiano, Redzepi ha già annunciato per il 2025 una serie di pop-up itineranti in città iconiche come Tokyo, New York e Dubai. Queste esperienze gastronomiche su invito offriranno menu altamente concettuali, basati su tecniche sperimentali e ingredienti esclusivi sviluppati nei laboratori di Noma.
L’espansione del brand Noma
Oltre ai pop-up, Redzepi ha introdotto una linea di prodotti gourmet sviluppati dal laboratorio Noma. Tra questi spiccano salse fermentate d’autore, condimenti innovativi e kit di ingredienti pregiati, già disponibili in boutique gastronomiche di lusso e concept store selezionati.
Il futuro della cucina secondo Redzepig
Intervistato sul futuro dell’alta cucina, Redzepi ha dichiarato che il modello tradizionale di ristorante di lusso non è più sostenibile, né economicamente né umanamente. Il suo obiettivo è creare un nuovo paradigma in cui ricerca, innovazione e sostenibilità siano alla base dell’esperienza gastronomica.
Un addio al Noma o una nuova rivoluzione?
Mentre il Noma come ristorante appartiene al passato, il suo impatto sul mondo della gastronomia continua a crescere. Il 2025 segna l’inizio di una nuova era per Redzepi e per l’alta cucina: meno legata alla rigidità di un ristorante tradizionale e più orientata alla sperimentazione, alla sostenibilità e all’esclusività assoluta.